Agcom diffida Amazon. "E' un operatore postale, deve applicare il contratto di lavoro del settore"

di redazione 06/12/2017 ECONOMIA E WELFARE
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Amazon non è solo un supermarket delle vendite online. Da alcuni mesi è anche un operatore postale, con un suo servizio di consegne dei pacchi e dei prodotti che lo assimila ai corrieri espresso. A questa conclusione è arrivato martedì sera il nostro Garante per le Comunicazioni (l’AgCom) che stamattina ha spedito una formale diffida agli americani di Amazon perché richiedano al ministero dello Sviluppo Economico l’autorizzazione generale ad agire, appunto, come operatore postale qui in Italia.

Ora, un colosso economico come Amazon - che ha chiuso la sua ultima trimestrale con ricavi in crescita a 43,74 miliardi di dollari - non può avere certo paura del modesto contributo che pagherà al ministero per accreditarsi come operatore postale. Parliamo di appena 614 euro. E neanche delle banale modulistica che dovrà compilare per ottenere questa autorizzazione. Il problema, semmai, è sindacale.

Finire nell’elenco degli altri 4274 operatori postali attivi nel nostro Paese può comportare, in capo ad Amazon, l’adozione del contratto collettivo di lavoro del settore. Lo si deduce dal “Modello 2” del ministero dello Sviluppo che richiede all’operatore postale di specificare a quali dei suoi dipendenti - a tempo determinato come indeterminato - applica il contratto del comparto postale, in ragione delle mansioni che svolgono.

La diffida del Garante, che ormai considera Amazon un operatore postale, rappresenta dunque una nuova arma per quei lavoratori che il 24 novembre, proprio nel giorno dei super sconti del Black Friday, hanno incrociato le braccia nel deposito della società a Castel San Giovanni, nel Piacentino, snodo nevralgico della rete logistica del gigante del commercio online. 

Una volta iscritta all’elenco degli operatori postali, Amazon entrerà stabilmente nel radar del Garante stesso, che è ormai vigila anche su questo settore, oltre che sulla televisione e la telefonia. Forse Amazon, che gode di ottima fama come qualità e tempestività delle sue consegne, non riceverà mai richiami o sanzioni del Garante. Ma in linea di principio non potrà più dichiararsi libera da ogni vincolo, anzi. Dovrà sottoporsi alle regole del decreto legislativo 58 del 2011 e della delibera del Garante 129 del 2015.

Proprio questa delibera del Garante regola, tra le altre cose, lo schema di gioco più caro ad Amazon. E cioè l’uso di corrieri terzi per la consegna dei pacchi, coordinati però da un cervello centrale che fa capo ad Amazon stessa.

Da molti mesi, il Garante per le Comunicazioni ha intensificato il suo pressing sui colossi di Internet perché si sottopongano alle regole del nostro Paese e dell’Unione Europea. Il 4 dicembre, ad esempio, il Garante ha inaugurato il suo tavolo tecnico di contrasto alla disinformazione, ai falsi non d'autore e alle fake news. Il tavolo - dove si sono seduti tra gli altri Facebook, Google e Wikipedia, e con spirito collaborativo - elaborerà un codice di autodisciplina che contrasti i falsari delle notizie. 


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